venerdì 27 novembre 2009

Il sentiero per il giardino fatato


Fu dopo una lunga notte insonne e disperata.
Come accadde non so spiegarmelo:
forse la morte mi prese per rivelare i suoi segreti alla vita,
o, forse, semplicemente, mi addormentai ed ebbi questo sogno
visionario e rivelatore.
Mi trovavo davanti ad una strana porta, maestosa, in rapporto alle
umane proporzioni, che, magicamente, si dischiuse non appena la sfiorai.
Ciò che accadde dietro quella porta, solo vagamente, ricordo;
ma, per certo, so che inquietanti realtà lì trovavano compimento.
L'unica cosa certa che rammento riguarda
la scoperta di ciò che sono, che sono stato, e che sarò.

Un'alta parete cristallina si ergeva di fronte a me.
Come su uno schermo di ghiaccio, mi vidi rispecchiato: il mio viso
stava cambiando; era una maschera che si scioglieva come neve al sole.
Si sfaldava senza posa la cangiante parvenza.
Per la prima volta vedevo veramente.
Per la prima volta scoprivo l'effige del Reale, oltre l’Apparenza.

Con sovrumana indifferenza
assistevo al orribile banchetto delle mie sembianze:
vermi divoravano le mie povere carni,
scarafaggi si disputavano i miei poveri occhi o entravano nel mio naso,
enormi topi, dal pelo rossiccio e d'occhi di fuoco, mordicchiavano i miei piccoli orecchi,
masticavano le mie carni.
Mentre il corpo soffriva orribili tormenti,
l' anima scivolava silenziosamente sull'erba bagnata di rugiada e,
ogni momento era più vicina alla sua meta definitiva.

Non avevo più paura, correvo su sentieri scintillanti, fra prati cosparsi di fiori bellissimi.
Era grande la mia gioia e pieno di delizie il cammino:
arrampicandosi su vette di cristallo, su ancora, fino al cielo...

Poi mi risvegliai, ma con me recavo il profumo dei fiori di quel magico giardino.
Ho cercato invano di tornarvi,
invano ho cercato la strada,
forse è celata fra innumerevoli sogni!


Peter Angelic

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